Il programma pesca 2022 della UNICOOP: la transizione ecologica delle cooperative della pesca e dell’acquacoltura.
Il programma UNICOOP Pesca, annualità 2022, finanziato dal Mipaaf DG Pesca – Programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura 2022-2024 , ha avuto il fine di sviluppare sistemi di gestione coerenti con il raggiungimento della MSY (obiettivo della Politica Comune della pesca – rendimento Massimo Sostenibile) ed in particolare modelli orientati alla transizione ecologica delle cooperative della pesca e dell’acquacoltura tesi a favorire l’innovazione, anzi è più corretto dire, l’ecoinnovazione, finalizzata alla valorizzazione delle produzioni ittiche.
Gli obiettivi al centro del nostro programma.
– Sensibilizzazione della categoria sia per la diffusione della pesca responsabile, sia per la sperimentazione e adozione di nuovi modelli di gestione e di innovazioni tecniche;
– divulgazione delle buone pratiche, dei risultati delle ricerche, delle strategie gestionali vincenti, attraverso gli strumenti della società dell’informazione;
– rafforzamento del sistema delle imprese per aumentarne la competitività attraverso la semplificazione burocratica e l’attivazione di strumenti assicurativo finanziari efficienti.
Ambiti tematici delle politiche europee d’investimento di risorse pubbliche sulle buone prassi di gestione della pesca a supporto della transizione ecologica delle imprese del settore.
- La riduzione della sovraccapacità di pesca, investendo in azioni per l’arresto definitivo e nell’arresto temporaneo;
- gli investimenti volti a favorire la transizione verso mezzi di produzione più sostenibili;
- la lotta alla pesca non dichiarata e non regolamentata (IUU);
- il target individuato nel QFP 2021-27 che vincola il 30% delle risorse UE agli obiettivi in materia di clima, destinando il 56% della dotazione finanziaria alle azioni a favore dei cambiamenti climatici e il 59% alle azioni per l’ambiente;
- le politiche sulla biodiversità, favorendo la gestione efficiente delle AMP (aree marine protette), promuovendo il percorso di istituzione di almeno tre nuove aree di protezione degli stock ittici entro il 2027 e contribuendo al target della Strategia Europea per la Biodiversità di destinare almeno il 30% dello spazio marittimo ad aree marine protette;
- in coerenza con la Strategia Farm to Fork, lo sviluppo di produzioni di qualità per un sistema alimentare equo, sano e sostenibile, con misure che coinvolgano l’intera filiera ittica, dalla produzione al consumo ed azioni per ridurre gli sprechi ed il riutilizzo degli scarti;
- il coinvolgimento dei pescatori nel recupero dei rifiuti in mare e nella diversificazione delle attività.
Il nostro modello di piano di transizione ecologica per le imprese ittiche.
Il modello di orientamento alla transizione ecologica, contiene gli elementi bioeconomici essenziali per iniziare il cambiamento in senso ecologico da parte delle imprese ittiche:
- precondizioni di carattere organizzativo (aggregazioni, cooperazione, governance condivisa, equità, simbiosi e sobrietà);
- condizioni produttive (applicazione dell’economia circolare marina, efficientamento energetico, utilizzo dell’energia proveniente da fonti rinnovabili);
- presupposti tecnologici (Eco-innovazione ed Eco-design);
- sostegni di tipo politico normativo (incentivazione dei mercati del biologico e delle materie prime seconde, sistemi normativi premiali per chi è ecologicamente virtuoso) e finanziario (politiche nazionali ed europee per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile che finanzino la transizione ecologica).
Il PNRR per la pesca
Le misure del PNRR che potranno sostenere finanziariamente le azioni di transizione ecologica nel settore marino in generale ed ittico in particolare. Il Piano richiama esplicitamente l’investimento 3.5 nell’ambito delle misure per la tutela del territorio e della risorsa idrica (M2C4) del PNRR. Tale investimento stanzia 400 milioni di euro per il ripristino dei fondali e degli habitat marini.
Il supporto amministrativo alla transizione ecologica: il Ministero del mare
Il Piano proposto, richiama inoltre, più specificamente, la necessità di politiche nazionali condivise tra più dicasteri, in particolare dai Ministeri della transizione ecologica, delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, delle politiche agricole alimentari e dello sviluppo economico. Necessità che può essere risolta con l’istituzione governativa del cosiddetto “Ministero del mare”, strutturato come un Dipartimento Interministeriale presso la Presidenza del Consiglio, formato dall’accentramento delle competenze ministeriali relative alle politiche ambientali e a quelle delle attività produttive del mare.